BOLOGNA, 2 AGOSTO 1980

di Francesco Saverio Mongelli

Il 2 agosto 1980 alle 10:25 scoppiò una bomba alla stazione di Bologna. I morti furono 85, oltre 200 i feriti. L’atto terroristico – il più grave in termini di vittime – chiude simbolicamente la stagione degli
anni di piombo, iniziata nel 1969 con la strage di Piazza Fontana a Milano, durante i quali la stabilità democratica del Paese fu messa in pericolo da una lunga e violenta serie di attentati, scontri di piazza e tentati colpi di stato. Per la strage bolognese i tribunali hanno addossato ogni responsabilità a un gruppo di neofascisti. Il sospetto, però, è che i mandanti siano rimasti nell’ombra. Come nell’ombra sono rimaste certe collusioni tra esecutori materiali e ambienti malati della massoneria e degli apparati dello stato. All’indomani dell’attentato, la stampa italiana (e non solo) traboccava di ipotesi, scoop e titoloni: resta iconica la copertina de “L’Espresso” (numero speciale del 17 agosto) firmata dal pittore Renato Guttuso e intitolata “Di strage in strage”. Nell’ambito del primo anniversario, degno di nota fu il gesto di Carmelo Bene che il 31 luglio del 1981 lesse alcuni versi di Dante dalla Torre degli Asinelli in una Bologna, ieri come oggi, per dirla con Francesco Guccini, «capace d’amore, capace di morte e che sa stare in piedi, per quanto colpita».