DIECI COSE CHE HO IMPARATO

di Luigi Bramato 

Sulla consolle dei comandi del nostro paese non si contano più le spie d’allarme che si sono accese e che lampeggiano furiosamente. In Italia non nascono più bambini. Quei pochi cervelli che ci sono scappano all’estero. Il sistema scolastico fa acqua da tutte le parti. L’ambiente agonizza. Il lavoro si automatizza. E l’Italia che fa? Nulla. Tutto è fermo, tutto è statico. Immobile. Agiamo e pensiamo nel breve, anzi brevissimo termine (la “brevimiranza”). Si procede a tutta velocità senza visione e senza freni verso un futuro che appare lontano, ma che lontano non è. Senza investimenti nella ricerca e nell’innovazione andremo a schiantarci, questo è certo. E a dirlo non sono gli stregoni o gli uccelli di mal augurio. No, lo dicono i numeri. Basta saperli leggere. E interpretare. Piero Angela lo ha fatto poco prima di morire, consegnando ai lettori un volumetto prezioso e chiarissimo, Dieci cose che ho imparato, che pone interrogativi e suggerisce soluzioni, semplici ma illuminanti, per far fronte alle opportunità e alle insidie della modernità.