IL GRANDE NORD DI COGNETTI

di Luigi Bramato

C’è un uomo che vive sulle Alpi. Tra il Piemonte e la Valle d’Aosta, in una baita a 1800 metri di altezza. Ha 46 anni, si chiama Paolo Cognetti ed è uno scrittore. Un grande scrittore, come non ne nascevano da tempo.
Giù nella valle è il titolo del suo ultimo libro: lo stile è nitido e incisivo – “frasi brevi” ripeteva Hemingway – e autentica è la materia dei suoi racconti. Leggendoli, si ha come l’impressione di camminare tra larici e abeti, protetti dalle vette del Monte Rosa e ristorati dal fragore della legna bruciata. Mentre fuori, mischiati a quelle dei cani lupo, gli uomini vivono le loro piccole e grandi storie. Fatte di nostalgie, ferite, solitudini. E amore. Amore per gli spazi sconfinati e silenziosi delle montagne. Dove fare pace, prima di tutto con se stessi. Seguendo le orme dei maestri nordamericani, Cognetti ha trovato, dopo tanto girovagare, il “suo” Grande Nord. E ne ha fatto materia letteraria. Una materia ruvida e bellissima, costellata di foreste e vette innevate, cieli stellati, fiumi d’acqua dolce, empori e uffici postali, sigarette, whiskey, treni e polvere del deserto. Lì, come nel Montana di Norman Maclean, dove alla fine “tutte le cose si fondono in una sola, e un fiume le attraversa”.