IL LIBRO È IN CRISI?

di Francesco Saverio Mongelli

«In Italia la crisi è complicata dal fatto che moltissimi scrivono e pochissimi leggono» scriveva Luciano Bianciardi ne Il lavoro culturale del 1957. Se in quel periodo le persone che davano alle stampe il proprio libro erano diecimila, oggi i titoli che escono all’anno sono circa 85mila. Le copie che si stampano per ciascun titolo sono tantissime, spesso restano invendute e finiscono al macero. Anche i dati sulle vendite sono talvolta falsati perché incorporano i libri di personaggi famosi in gran parte acquistati da lettori occasionali a caccia di selfie. Un importante sprint all’industria editoriale è stato dato dall’avvento di alcune comunità di lettori sui vari social network, come il Bookstagram e il Booktok, dove vince il passaparola e gli utenti, spesso giovanissimi, vengono influenzati dai vari consigli e invogliati alla scoperta di nuovi autori. A tutto questo ha contribuito anche l’exploit dei manga, dei fumetti e delle graphic novel. Il tempo ha dato ragione al libro che ha resistito all’eBook, ma la perplessità resta: quale futuro avranno i libri? Saranno degli oggetti da esporre come in un museo o continueranno a essere un valido strumento di istruzione e svago?